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La tecnica del Dual Plane: in cosa consiste

Dual plane
Dual plane

La tecnica del “Dual plane” è una metodica chirurgica che viene utilizzata da ormai vent’anni e che vede la sua utilità negli interventi di mastoplastica additiva.

La tecnica è stata ideata da un chirurgo americano di nome JB Tebbetts e il principio su cui si fonda sostiene che per poter ottenere una “resa” ottimale delle protesi anatomiche occorre una maggiore espansione del polo mammario inferiore. Diverse pazienti durante i colloqui preoperatori, avendo letto probabilmente su internet qualche commento sulla tecnica ne parlano come di una soluzione magica. Esse sono correttamente informate che la metodica prevede il posizionamento della protesi per metà sotto il muscolo e metà sotto la ghiandola. In effetti è giusto quello che riportano ma vale la pena spiegare alcuni dettagli dell’intervento.

(La protesi non può disporsi su tessuti differenti infilandosi tra questi. Essa verrà impiantata in una loggia, confezionata dal chirurgo, costituita superiormente in parte dal muscolo grande pettorale e in parte da ghiandola e tessuto mammario.) La loggia della protesi sarà sottomuscolare, la protesi poggerà pertanto sulle coste e sul muscolo piccolo pettorale . Si tratta quindi di un intervento sottomuscolare in piena regola. La particolarità è che il muscolo grande pettorale invece di rimanere interamente inserito alle coste, e quindi a formare la parte inferiore della tasca, viene disinserito dalle sue inserzioni costali, con sua successiva spontanea retrazione verso l’alto lasciando la copertura della metà inferiore della protesi alla ghiandola.

E’ un intervento quindi che altera l’anatomia muscolare in modo più aggressivo rispetto ad un normale intervento con loggia sottomuscolare.

La tecnica del “Dual plane” è utilizzata in particolare in quei casi in cui la mammella presenti una base d’impianto piccola ed il solco mammario relativamente stretto, e quindi si desideri ottenere un’ ampia espansione in particolare del polo inferiore.. La tecnica è stata ideata quando cominciarono ad essere prodotte le protesi anatomiche con la loro configurazione particolare detta a “goccia”. Quindi come tutte le gocce hanno la parte inferiore più larga e proiettata e quindi hanno bisogno di più spazio e di minor contrasto muscolare per poter esprimere la loro spinta. Da qui il particolare approccio al muscolo grande pettorale.

Una riflessione deve però nascere spontanea: ma cosa succederà a quella paziente quando un giorno vorrà sostituire le protesi? Nel frattempo con gli anni potrebbe essere dimagrita ( quindi avere una minore copertura ( o spessore) del polo inferiore) e la sua ghiandola si sarà assottigliata. Non avremo più la copertura muscolare per il polo inferiore, in quanto il muscolo grande pettorale, disinserito dal solco mammario si sarà ritirato verso l’alto, quindi saremo obbligati a posizionare il nuovo impianto al di sotto di un tessuto mammario insufficiente a coprire la protesi che quindi potrebbe sentirsi e vedersi.

In conclusione, la tecnica del Dual Plane rimane una soluzione chirurgicamente valida negli interventi di mastoplastica additiva, ma non può essere considerata come l’unica soluzione chirurgica soltanto perché ha una definizione anglosassone, o perché molte pazienti la ritengono una tecnica nuova e vincente rispetto ad altre conosciute e non. Esistono infatti molti altri approcci più conservativi che nel pieno rispetto dell’anatomia garantiscono una riuscita eccellente dell’intervento e una possibilità di reintervento anche dopo 20 anni senza alcuna limitazione anatomica e chirurgica, quindi con la possibilità di garantire anche questa seconda volta il miglior risultato.