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Mastoplastica riduttiva senza impianto di protesi

L’intervento di “Mastoplastica riduttiva” ha due importanti finalità: la prima è quella di rimuovere un peso dalla parete toracica apportando una migliore espansione di questa e evidenti vantaggi sulla colonna vertebrale che non dovrà più sostenere una eccessiva massa mammaria. Il secondo è piuttosto evidente ed è quello di creare un nuovo cono mammario che abbia forma, dimensioni e proiezioni più adeguate alla costituzione della paziente sia essa giovane o adulta. Esistono infatti a seconda dell’età “L’ipertrofia virginalis” tipica delle giovani donne e la “Gigantomastia” che non è necessariamente congenita. Uno dei motivi che spingono le pazienti a sottoporsi a questo intervento è la difficoltà che incontrano nel “gestire” un peso e un volume così ingombranti; questo si verifica sia nell’attività motoria quotidiana, in quella sportiva, nel vestire e persino nel girarsi nel letto. Vi sono anche dei coinvolgimenti psicologici come quello ad esempio che porta le pazienti a chiudere le spalle in avanti proprio per mascherare l’eccessivo volume mammario. L’intervento comporta un rimodellamento con asportazione del tessuto mammario e cutaneo in eccesso al quale molto spesso si associa una riduzione della superficie areolare generalmente slargata ed eccentrica. Il risultato dovrà portare ad una completa ridefinizione della regione mammaria in accordo con la corporatura della paziente. Il volume della nuova mammella potrà essere in base alle esigenze, anche relativamente piccolo. E’ esperienza personale constatare la “felicita” dalle pazienti nel vedere nel post-operatorio il proprio corpo aver recuperato quell’armonia mascherata per tanto tempo e la sensazione di sentirsi leggere più spigliate e sensuali Un intervento quindi con duplice finalità: “terapeutica” visti i vantaggi sulla postura e chiaramente estetica con risvolti psicologici di grande soddisfazione.

blefaroplastica

la visita

Con il termine di ipertrofia mammaria e di gigantomastia vengono identificate quelle situazioni in cui la ghiandola mammaria ed il tessuto adiposo circostante hanno subito uno sviluppo eccessivo, determinando un incremento considerevole di volume.

Il termine di “ptosi mammaria” esprime quella condizione anatomica caratterizzata da uno scivolamento verso il basso dei tessuti ghiandolo-adiposi mammari con associata o meno discesa del complesso areola-capezzolo.

Generalmente l’ ipertrofia mammaria è associata ad una ptosi della mammella dovuta al peso dei tessuti.

L’intervento di riduzione mammaria ha quindi il duplice fine di ridurre tutti i tessuti della mammella, riportandola a volumi proporzionati al tronco, inoltre di ricostruire un cono mammario che abbia i corretti rapporti tra forma e posizione. In particolare determinare che la posizione del complesso areola-capezzolo non scenda al di sotto del solco mammario.

L’ipertrofia mammaria, soprattutto nella forma giovanile (la cosiddetta “ipertrofia virginale”), porta inevitabilmente nel corso degli anni ad alterazioni fisiche e comportamentali. Vi sono atteggiamenti posturali viziati, dovuti sia al peso sia alla naturale tendenza di “nascondere” le mammelle, che causano cifosi (gobba) o rotazioni (scoliosi) della colonna vertebrale e della gabbia toracica, quando una mammella “pesa” più dell’altra. Possono esserci difficoltà nello svolgimento di normali attività quotidiane, nel praticare sport e più in generale nella vita di relazione sociale e sessuale. In generale però il peso dei tessuti mammari sulla gabbia toracica è responsabile di un “super lavoro” da parte dei muscoli respiratori scheletrici. Proprio al fine di prevenire l’insorgenza e l’aggravarsi di tali problematiche psicofisiche è necessario intervenire chirurgicamente in tempi precoci.

La valutazione preoperatoria all’intervento di mastoplastica riduttiva, richiede un esame della corporatura della paziente, della sua gabbia toracica, della lunghezza del tronco, della conformazione dello sterno, e delle possibili asimmetrie presenti.

E’ opportuno precisare che ogni paziente ha la propria conformazione scheletrica, muscolare e tessutale e pertanto le caratteristiche di queste ultime non potranno in alcun modo essere cambiate. Molto spesso si assiste a lateralizzazioni del seno dovute a particolari caratteristiche toraciche e solo in parte ad un alterato sviluppo della mammella. In quei casi in cui l’impianto del seno è posizionato più in basso rispetto ai parametri standard (in riferimento alle coste e al braccio) non sarà possibile spostare di molto la sua base. A volte tali fisiologiche asimmetrie mammarie o della gabbia toracica sono mascherate dai volumi eccessivi del seno che nascondono la regione toracica e in parte quella addominale.

Lo spessore della cute e del sottocutaneo sono caratteristiche anch’esse da valutare durante una visita. Ad esempio la cute sottile o distrofica o con smagliature potrebbe avere ridotte capacità tensive e di resistenza e quindi andare più velocemente incontro ad un cedimento.


La tecnica

Per poter eseguire l’intervento sono necessarie tre incisioni: la prima viene effettuata attorno al perimetro della areola, permettendo anche una riduzione di quest’ultima nei casi di eccessiva distensione o di deformità. La cicatrice che residuerà sarà posta al margine tra areola (più scura) e cute chiara.

La seconda incisione viene eseguita sulla linea verticale che intercorre tra la parte più in basso dell’ areola e il solco mammario. Questa incisione consente al chirurgo di poter arrivare a livello dei tessuti mammari e quindi di trattarli e poterli ricostruire. La terza incisione, viene eseguita proprio nel solco mammario e la sua lunghezza è direttamente proporzionale alla gravità delle situazione; per la disposizione degli esiti cicatriziali questo intervento viene descritto come “riduzione mammaria con cicatrice a T invertita. Nei casi di ipertrofia severa e nelle gigantomastie la cicatrice del solco mammario può estendersi per tutto il solco mammario. La lunghezza delle cicatrici è direttamente proporzionale alla gravità del caso.

La maggior parte delle tecniche di riduzione mammaria consentono di asportare grandi quantità di tessuto mammario senza dover isolare il complesso areola capezzolo dai dotti galattofori, pertanto nei casi di ragazze molto giovani non verrà compromessa la possibilità di allattare. Pur con qualche possibile alterazione sensitiva, transitoria, la cute areolare e mammaria manterranno la loro sensibilità.

L'intervento

L’intervento di mastoriduttiva viene condotto in strutture private scelte dal medico e concordate con il paziente. Il ricovero, tranne casi particolari, è concordato per la mattina in cui viene eseguito l’intervento. Sarà necessario il digiuno dalla mezzanotte precedente. La paziente dovrà portare l’originale delle analisi ed degli altri accertamenti eseguiti, che saranno già stati controllati da un responsabile dell’equipe. Verrà quindi ricoverata nella camera a lei destinata. L’ anestesista responsabile dell’intervento visiterà la paziente raccogliendo una anamnesi specifica. L’intervento viene eseguito in anestesia generale, nei casi meno gravi anche in sedazione profonda. La durata media di un intervento di riduzione mammaria può variare dalle tre alle quattro ore e può modificarsi in base alle esigenze o difficoltà tecniche incorse durante l’esecuzione. Un esame istologico del tessuto ghiandolare asportato verrà eseguito di routine. Al termine dell’operazione e una volta sveglia la paziente sarà riportata nella propria camera dove rimarrà sino alla mattina del giorno successivo quando un medico dell’equipe, dopo aver valutato le sue condizioni generali ed eseguito eventuali medicazioni previa prescrizione di terapia domiciliare, dimetterà la paziente.


la convalescenza

Una volta dimessa dalla Clinica la paziente potrà raggiungere la propria abitazione o altro ambiente adeguato per caratteristiche igieniche e confort. La medicazione posta in sala operatoria garantirà un corretto posizionamento dei tessuti e l’opportuna protezione dall’esterno fino al successivo controllo medico. La degente potrà trascorrere le proprie giornate alternando la posizione eretta a quella seduta e quella supina, le sue condizioni fisiche la porteranno alle relative scelte comportamentali. Se le condizioni generali lo permettono è consentita l’uscita al di fuori dell’ abitazione, con le dovute attenzioni a non mettersi in situazioni di rischio fisico. Rimane il divieto assoluto di compiere manovre che impegnino eccessivamente la muscolatura toraco – addominale. Dovrà inoltre assumere con diligenza la terapia domiciliare che le verrà prescritta. In presenza di sintomi che possano preoccupare dovrà mettersi in contatto con il chirurgo. Divieto assoluto di praticare attività sportiva prima che sia trascorso un mese e solo dopo la autorizzazione del chirurgo. Alla paziente viene consegnato un breve promemoria sul comportamento da tenere nei giorni successivi l’intervento.


Medicazioni e controlli

Generalmente la prima medicazione post-operatoria viene effettuata a sette giorni dall’intervento: verranno rimossi i cerotti sia di contenzione che quelli medicati, rimossi eventuali punti di sutura ed eseguite le necessarie medicazioni. Saranno quindi riposizionati altri cerotti contenitivi. A questa medicazione ne potranno seguire altre a discrezione dell’operatore, pertanto la paziente dovrà rendersi disponibile e rispettare le date concordate. Per i controlli post-operatori viene eseguito uno schema temporale standard, anche questo suscettibile di modifiche da parte del personale sanitario, generalmente vengono ripetuti a distanza di uno, tre, sei, dodici mesi dalla data dell’intervento. I controlli sono molto importanti perché consentono al medico di valutare il decorso post-operatorio e prevenire eventuali complicanze, così come permettono alla paziente di avere informazioni sull’evoluzione del suo intervento chirurgico.

Il risultato

Come per tutti gli interventi chirurgici la guarigione avviene gradualmente, sia per quanto attiene le cicatrici che per i tessuti ghiandolari, sottocutanei e muscolari. In un primo tempo le cicatrici appaiono di buona qualità, chiare e quasi impercettibili tanto da rendere estremamente felici le pazienti, ma nei mesi successivi queste attraversano le varie fasi della riorganizzazione cicatriziale per cui divengono rosate, anche rosse e nello stesso tempo possono formare un cordoncino che si apprezza nel sottocutaneo. Nei casi in cui la guarigione delle cicatrici non sia eccellente (dal punto di vista estetico) queste potranno apparire ancora rosse e anche cordoniformi. In genere la tendenza a cicatrici abnormi si presenta a cominciare dal terzo mese, periodo in cui sarà già possibile cominciare dei trattamenti per controllare l’evoluzione e migliorarne l’esito. Si può giudicare completamente guarita una cicatrice trascorsi 8 – 12 mesi (valgono anche in questo caso le caratteristiche riparative tipiche di ogni paziente), periodo in cui le cicatrici cominciano a diventare biancastre e chiare. Per quanto attiene la forma del seno, la constatazione di una consistente riduzione dei volumi è immediata. Alcune pazienti abituate ad avere enormi ingombri si meravigliano di fronte alla sensazione di sentirsi così liberate da un peso e volume sopportati per molti anni. La forma della mammella anch’essa seguirà delle trasformazioni con il trascorrere dei primi sei mesi, sia di volume, di forma e consistenza. Dopo un mese la mammella sarà ancora molto sferica e alta nei poli superiori, non perfettamente definita nella regione sternale di consistenza ancora dura – tesa elastica alla palpazione. Potrebbero essere presenti asimmetrie in relazione all’edema dei tessuti. Trascorso il primo mese l’edema comincerà a ridursi, e la ghiandola che riempie il polo superiore comincerà un movimento a” bascula“ che porterà ad un ulteriore riempimento del polo inferiore e ad un moderato svuotamento di quello superiore. Perché la forma e dimensione del seno dopo una riduzione mammaria sia ritenuta stabile devono trascorrere almeno 8-12 mesi.

L’intervento permette di ottenere dei risultati naturali, in cui le componenti cutaneo-ghiandolari e adipose sono distribuite in modo fisiologico e naturale, nel rispetto e nei limiti della conformazione fisica e dell’età della paziente. Pertanto il risultato ottenuto vedrà la riduzione consistente dei volumi, il riposizionamento del complesso areola capezzolo al di sopra del solco mammario, e il sollevamento e rimodellamento del cono mammario. La quasi totalità dei seni naturali presenta all’atto della visita delle asimmetrie che vengono dallo specialista giudicate fisiologiche; un intervento di riduzione mammaria permetterà il raggiungimento di risultati estetici naturali che potranno avere anch’essi delle asimmetrie classificabili come fisiologiche. Viene precisato inoltre che ogni regione corporea è soggetta a cambiamenti dovuti sia al passare del tempo, sia a cambiamenti di peso della paziente (ad esempio un dimagramento porterà ad una riduzione del volume mammario in toto e ad una possibile ptosi mammaria). Al contrario un aumento di peso contribuirà ad un incremento dei volumi mammari. Anche l’assunzione di farmaci come ad esempio gli anticoncezionali orali, può dare un aumento della massa mammaria, la sospensione potrebbe determinare una lieve ipotrofia con perdita di tono tissutale. La gravidanza è un evento così complesso per cui non è prevedibile alcuna ipotesi di recupero post – partum delle condizioni morfologiche mammarie. L’intervento non impedisce l’allattamento.